Cos’è l’effetto cocktail party?

L’ascolto selettivo, simpaticamente noto anche come effetto cocktail party, è una capacità innata in ciascuno di noi che ci consente di partecipare alle conversazioni anche in mezzo al vociare di tante persone. Grazie a questa sorta di “filtro” uditivo, infatti, riusciamo a selezionare la singola voce del nostro interlocutore anche tra una folta schiera di gente.

Come avviene l’ascolto selettivo?

Ci sono varie teorie a riguardo. Una delle più recenti e accreditate fa riferimento al ruolo di una sottile membrana posizionata all’altezza dell’orecchio interno: la cosiddetta membrana tectoria (o membrana “tettoriale”). Questa membrana, estremamente sottile, sarebbe la responsabile della cernita dei suoni adoperata spontaneamente dall’orecchio, lasciando passare quelli che in un preciso momento riteniamo più interessanti da ascoltare. 

Il meccanismo preciso è ancora ignoto, si ipotizza che questa speciale membrana lasci passare i suoni in base a delle specifiche frequenze. Infatti, a differenza del rumore che può viaggiare fino a 10mila Hz, il parlato – di norma – è compreso tra i 2mila e i 4mila Hz. Attraverso questi parametri, quindi, la membrana riuscirebbe a distinguere una conversazione da una “semplice” fonte di rumore, aiutando così a focalizzare l’ascolto. 

È opinione diffusa che questo filtro avvenga in maniera involontaria e che perda di efficacia con il passare degli anni. Le ricerche stanno proseguendo affinché si faccia ulteriore chiarezza per conoscere più approfonditamente alcune dinamiche alla base dell’apprendimento e dei deficit dell’attenzione, oltre che per spianare la strada a nuovi approcci sul trattamento dell’ipoacusia.

I musicisti conservano un migliore effetto coktail party durante la terza età

È quanto viene suggerito dagli esiti di uno studio osservazionale pubblicato sulla rivista scientifica specializzata Ear and Hearing. Gli autori di questa ricerca hanno riscontrato un effetto cocktail party più efficace tra i musicisti anziani rispetto ai pari età che non avevano mai praticato musica o conosciuto il linguaggio musicale. 

Probabilmente, hanno ipotizzato gli studiosi, questi risultati sono dovuti ai vantaggi derivanti dall’allenamento musicale di orecchio e cervello. In quest’ottica, quindi, l’abitudine a praticare musica per diversi anni rappresenterebbe un supporto cognitivo in grado di compensare parzialmente le difficoltà di selezione dei suoni durante la terza età riconducibili al degrado fisiologico della membrana tectoria.

Ad ogni modo, comprendere meglio come funzioni l’effetto cocktail party rappresenta una delle priorità degli accademici che si occupano di benessere uditivo. 

Intanto, se hai notato di avere una certa difficoltà a sentire cosa ti viene detto durante le conversazioni ed hai la tendenza a chiedere al tuo interlocutore di ripetere cosa ti dice, ti invitiamo ad effettuare un test dell’udito gratuito presso una delle nostre sedi

Affrettati: intervenire tempestivamente può fare in modo che la situazione non peggiori ulteriormente con il passare del tempo. 

Leave a comment