Quando si parla di perdita uditiva, tendiamo a immaginarla come un problema che riguarda esclusivamente l’età avanzata.
Tuttavia, un recente studio ha acceso i riflettori su un aspetto spesso trascurato: i primi segnali del calo uditivo possono comparire già nei giovani adulti, e non sono visibili con un semplice audiogramma standard.
Lo studio
La ricerca, condotta su un gruppo di 71 giovani adulti (età media 27,8 anni), ha monitorato l’udito nel tempo, esaminando non solo le frequenze classiche dell’audiogramma (da 250 Hz a 8 kHz), ma anche le alte frequenze estese (10, 12.5, 14 e 16 kHz), raramente indagate nei test di routine.
Dopo un periodo di circa due anni, i risultati hanno mostrato un dato chiave: le soglie uditive nelle alte frequenze si deteriorano più rapidamente rispetto a quelle standard.
Ma non è tutto. I partecipanti che mostravano già nella prima misurazione una lieve perdita in queste frequenze elevate hanno poi avuto un declino più marcato anche nelle frequenze standard nel corso del tempo.
Il messaggio
Anche in presenza di un audiogramma clinicamente normale, una perdita uditiva nelle frequenze più alte può essere il primo segnale di un declino più ampio.
Questo suggerisce che le alte frequenze possono fungere da “spia” anticipata del nostro benessere uditivo, molto prima che compaiano i sintomi percepibili nella vita quotidiana.
Quindi, controllare l’udito non è qualcosa da rimandare alla vecchiaia. Monitorare regolarmente anche le frequenze estese, soprattutto in chi è esposto a rumori forti, utilizza spesso auricolari o ha una predisposizione familiare, può fare la differenza nel prevenire o rallentare un calo uditivo più significativo.
Se hai meno di 40 anni e pensi che l’udito non sia ancora un tuo problema… potresti semplicemente non essertene ancora accorto.