Perdita di udito: cause e fattori di rischio

Nell’arco di una vita, ognuno di noi è esposto a tanti fattori che possono influenzare le nostre capacità uditive. Parliamo di variabili di natura genetica, ambientale, biologica, psico-sociale ed economica. La perdita di udito, infatti, è da considerare generalmente come una condizione multifattoriale e non come un singolo evento o accadimento. 

Alcune forme di perdita uditiva sono curabili: è il caso, per esempio, del calo uditivo indotto dall’otite media, dal tappo di cerume o da altre infezioni dell’orecchio. In altri casi, invece, l’ipoacusia si rivela una condizione con la quale dover convivere: in questi casi, tutto ciò che si può fare è limitare l’impatto del calo uditivo sulla salute e sulla vita di tutti i giorni grazie all’uso di apparecchi acustici o impianti cocleari.

Ad ogni modo, lungo la nostra intera esistenza sono disseminati diversi rischi per l’udito, a partire da quando siamo dei piccolissimi feti nel grembo materno fino alla terza età, quando subentrano i cambiamenti neurodegenerativi dovuti all’invecchiamento. 

In generale, avere la consapevolezza di quali cause e fattori di rischio possano incidere sull’udito permette di adottare un approccio volto alla prevenzione in ogni periodo della vita, in modo tale da ridurre i rischi.

Le cause ed i fattori di rischio

A questo proposito, l’OMS – sul report pubblicato in occasione della Giornata Mondiale dell’Udito 2022 – ha sintetizzato i fattori di rischio di perdita uditiva suddividendoli schematicamente per ogni fase, a partire dal periodo prenatale:

  • fattori genetici: questi includono 11 sindromi attualmente identificate come essere associato alla perdita dell’udito, inclusa quella di Usher, Alport e Pendred. In generale, oltre 250 geni sono associati alla perdita di udito, generalmente di natura ereditaria. I fattori genetici sono responsabili di oltre il 50% di sordità riscontrata nei neonati, e rappresentano quasi il 40% di ipoacusia infantile;
  • infezioni intrauterine: infezioni contratte dalla madre durante la gravidanza possono causare la perdita dell’udito nel feto. Queste infezioni possono essere causate da agenti patogeni virali, batterici o parassiti e includono toxoplasmosi, rosolia, citomegalovirus, virus dell’herpes simplex, HIV, virus della coriomeningite linfocitaria, virus Zika e sifilide;
  • ipossia o asfissia alla nascita: la mancanza di adeguata ossigenazione al momento della nascita può causare danni cellulari irreversibili nella coclea e portare ad ipoacusia neurosensoriale;
  • iperbilirubinemia: l’aumento dei livelli di bilirubina, noto come ittero, può causare danni neurologici nei neonati, con l’udito che è particolarmente sensibile ai suoi effetti. Questo danno si verifica spesso all’interno del nervo uditivo o del tronco cerebrale;
  • basso peso alla nascita: un peso alla nascita inferiore a 1500 g può essere un fattore di rischio per la perdita di udito nei neonati. Anche se il basso peso alla nascita in sé potrebbe non avere un impatto sull’udito, è spesso associato ad altri fattori di rischio come farmaci ototossici, ipossia e iperbilirubinemia;
  • otite media: questa condizione, caratterizzata dall’infiammazione dell’orecchio medio, può causare ipoacusia trasmissiva da lieve a moderata. Questa condizione è una delle principali cause di visite sanitarie e morbilità, soprattutto nei bambini. Si stima che ci siano almeno 98,7 milioni di persone affette da ipoacusia come conseguenza di otite suppurativa acuta e cronica media;
  • meningite e altre infezioni: tra cui morbillo, parotite e agenti patogeni come Borrelia burgdorferi, virus di Epstein-Barr, Haemophilus influenzae, Neisseria meningitidis, Enterovirus non polio, Plasmodium falciparum, Streptococcus pneumoniae e virus della varicella zoster. L possono causare perdita uditiva;
  • disturbi cronici: ipertensione, diabete e adiposità centrale, sono statisticamente associate ad un maggior rischio di perdita dell’udito, anche se non è ancora chiaro la possibile relazione causa-effetto o se, invece, alla base della correlazione ci siano processi biologici condivisi;
  • fumo: diversi studi suggeriscono che le sigarette possono aumentare il rischio di perdita uditiva. Questo effetto potrebbe essere dovuto all’impatto della nicotina sulla coclea e l’afflusso sanguigno alle orecchie. L’eccesso di rischio di perdita dell’udito scompare in un periodo relativamente breve dopo aver smesso di fumare. Inoltre questa condizione riguarda non solo i fumatori, ma anche le persone esposte al fumo passivo;
  • otosclerosi: questa patologia, dalle origini ignote e attribuita soprattutto ad influenze genetiche e ambientali, si manifesta con una crescita ossea anomala che colpisce la staffa, uno degli ossicini dell’orecchio;
  • invecchiamento: la perdita dell’udito correlata all’età è causata da alterazioni degenerative delle strutture all’interno dell’orecchio, associate all’invecchiamento, che influenzano la capacità dell’orecchio e dei centri superiori di elaborare e discriminare segnali acustici. Questa ipoacusia è influenzata da fattori genetici, malattie croniche, esposizione al rumore, uso di farmaci ototossici e stili di vita;
  • tappi di cerume: l’accumulo di cerume nell’orecchio esterno inevitabilmente riduce le capacità uditive in quanto ostruisce lo spazio disponibile per la trasmissione del suono. L’uso di tamponi di cotone può peggiorare la situazione impedendo il normale movimento e l’estrusione della cera. La prevalenza dell’impatto della cera varia a seconda dell’età, dal 7 al 35%. La prevalenza è maggiore negli anziani adulti, con il 57% che potrebbe essere affetto;
  • trauma cranico: in queste circostanze, l’impatto sull’udito può essere causato da interruzioni del meccanismo conduttivo dell’orecchio o da lesioni cocleari o nervose, che possono portare a un tipo di perdita dell’udito conduttivo o neurosensoriale. È importante considerare che la perdita dell’udito traumatica può far parte del politrauma e richiede un’attenzione speciale nella comunicazione con i pazienti;
  • esposizione ai rumori forti: questa eventualità (ipoacusia da rumore) può essere causata da rumori in ambiente di lavoro, suoni ricreativi o inquinamento acustico. L’esposizione prolungata o regolare a suoni forti può causare danni permanenti alle cellule ciliate e altre strutture all’interno della coclea, portando a una perdita irreversibile dell’udito, specialmente nella gamma delle alte frequenze. Statistiche indicano che circa il 16% degli adulti presenta ipoacusia a causa dell’esposizione al rumore sul posto di lavoro. Inoltre, il 50% delle persone di età compresa tra 12 e 35 anni è a rischio di perdita uditiva dovuta all’esposizione a livelli non sicuri di suoni in ambienti ricreativi;
  • farmaci ototossici: alcuni farmaci possono causare danni all’udito, tra cui gli antibiotici aminoglicosidici e macrolidi, i chinolina antimalarici, gli antineoplastici analoghi del platino e alcuni diuretici. L’effetto ototossico di questi farmaci può causare danni alle cellule ciliate cocleari e provocare una perdita dell’udito neurosensoriale, che è spesso permanente. L’insorgenza e la gravità dell’ipoacusia ototossica sono influenzati da molti fattori, come l’età, la suscettibilità genetica, l’esposizione ad altri prodotti chimici ototossici e la perdita dell’udito preesistente. 

Questa è una panoramica che restituisce le cause ed i fattori di rischio più ricorrenti di perdita uditiva, motivo per cui nel momento in cui si effettua un controllo dell’udito, lo specialista deve raccogliere il maggior numero possibile di informazioni sul paziente tenendo conto anche di tutte queste circostanze.

PRENOTA UN CONTROLLO DELL’UDITO GRATUITO IN SEDE

 

Leave a comment